mercoledì 5 novembre 2008

I farmaci nella gravidanza

I farmaci sono responsabili solo del 2-3% di tutte le malformazioni congenite; la maggior parte è dovuta a cause genetiche, ambientali o sconosciute. L’effetto di un farmaco sul prodotto del concepimento è determinato non solo dalla potenza del dosaggio, ma anche dall’epoca gestazionale.
Le sostanze somministrate prima del 20° giorno dal concepimento possono agire secondo la "legge del tutto o del nulla", cioè o provocano la morte dell’embrione o non lo danneggiano affatto.
Il periodo compreso tra la 3^ e l’8^ settimana, detto dell’organogenesi, è critico per gli effetti teratogeni.
In questa fase i farmaci che raggiungono l’embrione possono provocare:
  • aborto (assai raramente)
  • Un importante difetto anatomico
  • Un difetto permanente di natura metabolica o funzionale che si può evidenziare in un’epoca successiva.

I farmaci somministrati dopo l’8^ settimana difficilmente hanno un effetto teratogeno, ma possono alterare le funzioni degli organi e dei tessuti fetali normalmente formati. Nelle ore precedenti il parto, i farmaci che passano attraverso la placenta devono essere somministrati con cautela per evitare una tossicità nel neonato, il quale possiede una metabolismo epatico e renale ancora immaturo.
Chi fa uso di farmaci per curare disturbi d'ansia e indurre il sonno, ossia le benzodiazepine, dovrà far ridimensionare il dosaggio visto che tali farmaci provocano nel feto una seria caduta di tono e vitalità, sonnolenza alquanto accentuata e riluttanza alla suzione. Pericolosissimi anche gli antibiotici, specie quelli appartenenti alla famiglia delle tetracicline, perché in grado di produrre malformazioni e deformazioni ossee sul feto e quelli aminoglicosidici. Stop altresì alla streptomicina che può provocare seri danni al nervo acustico del bambino.
Sconsigliata anche la penicillamina che può provocare malformazioni scheletriche e ha fatto registrare un aumento della morbidità perinatale oltre che il warfarin, un anticoagulante orale, che è in grado di attraversare la barriera placentare provocando emorragia del feto ed emorragia mortale in utero oltre che malformazioni a carico del sistema nervoso centrale.
Per quel che riguarda gli analgesici sarà meglio usarli solo in casi estremi perché è stato accertato che il dolore intenso può incidere sulla stimolazione della contrattilità dell'utero. Infine, sarà utile ricordare che l'uso di narcotici, soprattutto l'eroina, può portare all'assuefazione prenatale e per questo motivo i disturbi legati all'interruzione della droga possono essere estremamente pericolosi per il neonato.