martedì 9 dicembre 2008

Cellule staminali e cordone ombelicale

Le cellule staminali sono cellule "immature" in grado di riprodursi velocemente dando origine ad altre cellule staminali o a vari tipi diversi di cellule specializzate, a seconda delle necessità dell'organismo. Per questo motivo vengono spesso definite "cellule riparatrici del corpo".
Il sangue del cordone ombelicale contiene una grande quantità di cellule staminali "emopoietiche": le cellule staminali capostipiti di tutte le cellule mature del sangue (i globuli rossi, le piastrine, i globuli bianchi, ecc.). Queste cellule staminali vengono da tempo utilizzate a scopo terapeutico per la cura di diverse malattie del sangue, come le leucemie e i linfomi, e la ricerca scientifica degli ultimi anni sta offrendo prospettive di utilizzo sempre più interessanti che spaziano dalla terapia genica e tissutale al trattamento di patologie ereditarie quali diabete, ictus e malattie cardiache.
Le principali "fonti" di cellule staminali emopoietiche sono il midollo osseo e il sangue del cordone ombelicale.
Il prelievo dal midollo osseo comporta delle complicazioni e degli ostacoli legati per lo più all'intervento e alla compatibilità donatore/ricevente, talvolta anche molto difficili da superare; il prelievo del sangue del cordone è invece una pratica molto semplice, che viene effettuata a parto avvenuto e che non comporta nessun rischio né per la mamma né per il bambino.
Purtroppo però, nella maggior parte dei casi il cordone ombelicale viene gettato via al momento del parto, e con esso tutte le preziose cellule staminali che contiene.
Grazie alle moderne metodologie di crio-conservazione, è possibile conservare il sangue del cordone ombelicale, anche per molti anni, in speciali strutture definite "crio-banche".
In Italia sono state istituite una decina di banche pubbliche destinate alla raccolta del sangue del cordone ombelicale che viene donato dai genitori ad uso della comunità – si parla in questo caso di "donazione eterologa"-, ma la legge italiana al momento non consente l'istituzione di strutture private dedicate a questo scopo.
Ai genitori è però consentito di affidare privatamente il sangue del cordone ombelicale del proprio bambino e di conservarlo ad uso suo e della sua famiglia, rivolgendosi a strutture estere autorizzate.
In questo caso si parla di "donazione autologa": i genitori prendono contatto con la struttura che, oltre a fornire il servizio, li seguirà nelle procedure burocratiche previste dalla legge, e chiedono alla direzione sanitaria dell'ospedale italiano in cui intendono partorire (pubblico o privato) la relativa autorizzazione.
Se la madre decide di conservare le cellule per uso autologo (per il bambino o per i consanguinei), la sacca è inviata all'estero.
La sacca deve arrivare alla banca entro 36-48 ore dal prelievo e deve essere trasportata ad una temperatura stabile.
Una volta raggiunta la banca, il campione è sottoposto a controlli anti-virali e anti-batteriologici e poi viene crioconservato in speciali contenitori a -190°C in azoto liquido.
Sono molti i vantaggi della conservazione delle staminali del midollo: la possibilità di avere a disposizione, in futuro, delle cellule staminali perfettamente compatibili in quanto prelevate dallo stesso donatore su cui saranno utilizzate e quindi si evitano i problemi di rigetto.
Inoltre hanno il 25% di probabilità di essere compatibili con consanguinei.
Le staminali del cordone sono simili a quelle del midollo osseo, producono globuli bianchi, rossi e piastrine e sono utili per autotrapianti in caso di malattie oncologiche del sangue, come linfomi e leucemie. Inoltre sono utili per ricostruire tessuti e organi (retina, pelle, ecc.) e ultimamente si utilizzano anche per la cura di alcune patologie cardiologiche e, per il futuro, la speranza è che possano curare malattie come l'Alzheimer, il Parkinson e il diabete giovanile'.

lunedì 24 novembre 2008

Il congedo per maternità

Per "congedo di maternità" si intende l'astensione obbligatoria dal lavoro della lavoratrice
la madre lavoratrice dipendente ha diritto ad astenersi dal lavoro 2 mesi prima la data presunta del parto e 3 mesi dopo il parto.
flessibilità del congedo.
La lavoratrice può scegliere di posticipare l'inizio del congedo di maternità astenendosi dal lavoro 1 mese prima della data presunta del parto e 4 mesi dopo il parto.
Infatti dal marzo del 2000 è possibile scegliere tra 2 opzioni:
  • Scelta 1
    2 mesi prima del parto
    3 mesi dopo il parto
  • Scelta 2 (flessibile)
    1 mese prima del parto
    4 mesi dopo il parto, con la possibilità, quindi, di lavorare fino all'ottavo mese di gravidanza e prolungare, per il tempo restante, l'astensione post partum (1 mese ante e 4 post).
A chi spetta:
  • Alle lavoratrici dipendenti (anche alle lavoratrici agricole, alle lavoratrici a domicilio, alle colf e alle badanti);
  • Alle lavoratrici iscritte alla Gestione separata, che non siano titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali e che versino, dal 1° gennaio 2008, l'aliquota del 24,72%;
  • Alle lavoratrici autonome (coltivatrici dirette, mezzadre e colone, imprenditrici agricole a titolo principale, artigiane e commercianti).
  • Al padre, lavoratore, in alternativa alla madre lavoratrice in casi particolari (decesso o grave malattia della madre, abbandono ecc.).
La prestazione economica è pagata dall’Inps (per le lavoratrici dipendenti è anticipata dal datore di lavoro) e è pari all’80% della retribuzione media giornaliera o del reddito in caso di lavoro autonomo. I contratti collettivi nazionali di lavoro, in genere, garantiscono l’intera retribuzione, impegnando il datore di lavoro a pagare la differenza. L’indennità viene corrisposta alle lavoratrici per il periodo di congedo per maternità o anche per interruzione di gravidanza dopo il 180° giorno dall’inizio della gestazione.
La lavoratrice, prima dell'inizio del congedo di maternità, e in ogni caso entro il 7° mese di gestazione, deve presentare al datore di lavoro e all'Inps, apposita domanda corredata dal certificato medico attestante il mese di gestazione e la data presunta del parto.

venerdì 14 novembre 2008

Togliere il ciuccio

Il ciuccio rappresenta un valido aiuto psicologico perché, richiamando la forma del capezzolo materno, permette al piccolo, quando la mamma è assente, di calmarsi e autoconsolarsi, diventando quello che gli psicologi chiamano "oggetto transizionale", cioè un oggetto su cui il bambino concentra il suo interesse in sostituzione della figura materna. Il succhiotto ha perciò molti elementi positivi.
Premesso che molti pediatri dicono che non bisognerebbe farlo tenere oltre i 2 anni e cioè quando i bambini acquistano maggiore fiducia in sé stessi e che potrebbe comunque provocare a lungo andare danni alla loro dentizione, come si fa a toglierlo senza provocare drammi e tragedie?
Ecco alcuni consigli:
  • la parola d’ordine prima di tutto è la gradualità: bisogna infatti mettersi in testa che ci vuole un lasso di tempo abbastanza lungo per farlo, 1 mesetto circa.
  • Bisogna approfittare di quei momenti tranquilli in cui il bimbo non ha particolari stress emotivi: quindi evitare la concomitanza di inserimenti al nido o alla scuola materna.
  • Non bisogna farglielo portare fuori casa, ma fargli capire che lo si deve utilizzare solo in determinate situazioni, tipo quando si va a fare la nanna. A questo proposito lo si potrebbe mettere vicino al suo lettino o all’interno di esso e non spostarlo più.
  • E la notte? Bisogna armarsi di santa pazienza e farlo veramente grado per grado, magari facendo dei taglietti sul ciuccio stesso in modo da non rendere gradevole il ciucciarlo e dicendo, a questo punto, che il ciuccio si è rotto e che è venuto il momento di gettarlo via.
  • Evitare comunque rimproveri e punizioni, ma anzi premiare i passi avanti che si fanno nel non usarlo più.

Lo svezzamento

Lo svezzamento è il periodo in cui il bambino smette di prendere il latte e comincia ad assumere cibi solidi. E'anche il momento in cui inizia la delicata fase di distacco psicologico dalla figura materna, e i primi, importantissimi, passi verso l'autonomia.
"Bere" e "mangiare" assumono una valenza molto significativa nel processo di sviluppo emotivo del bambino. Il passaggio dal latte materno ai cibi solidi è un'avventura piacevole e al tempo stesso faticosa: può svolgersi senza problemi o subire qualche intoppo.
I tempi in cui dovrai iniziare lo svezzamento del tuo piccolo li stabilirà il pediatra , ti informiamo solo che per disposizione del Ministero della Sanità e dell'Unione Europea, lo svezzamento è raccomandato a partire dal sesto mese compiuto in poi e mai prima.
Questo è un momento molto importante sia per te che per il bambino. Quello che ti consigliamo è quindi la gradualità, la pazienza e l'ottimismo.
Solitamente i pediatri consigliano di iniziare a merenda con qualche assaggio di frutta grattugiata od omogeneizzata, tipo mela e pera per abituarlo ad una consistenza diversa da quella del latte. Generalmente poi i bimbi gradiscono la frutta anche per il gusto dolce.
Sei tu che devi guidare il tuo piccolo di fase in fase verso la sua alimentazione da adulto cercando di variare i gusti e i sapori e di fargli provare sempre nuovi alimenti, l'importante è che le preparazioni siano semplici e effettuate con metodi naturali, utilizzando pochi grassi.
Cerca di scoprire subito se il tuo bambino soffre di particolari allergie o intolleranze a certi cibi: eviterai molti problemi e complicazioni.
Le regole generali per un corretto svezzamento sono:
  • per iniziare lo svezzamento il bambino deve stare bene;
  • seguire le indicazioni del medico e non introdurre nuovi alimenti senza il suo parere;
  • se rifiuta un alimento è meglio non insistere ma riprovare nei giorni successivi;
  • introdurre un alimento per volta (aspettare qualche giorno prima di inserirne uno nuovo).
  • Questo permetterà di individuare facilmente eventuali allergie;
  • iniziare con piccole quantità da aumentare lentamente;
  • non aggiungere sale nell’intento di rendere più appetibile il cibo;
  • usare solo gli alimenti consigliati dal medico per educare il bambino a gusti diversi sfruttando i principi nutritivi propri dei vari cibi.

Al fine di prevenire la comparsa di allergie alimentari, soprattutto nei figli di genitori che soffrono di problemi allergici, è opportuno evitare una introduzione precoce (prima dei 7-8 mesi) nella dieta di alcuni alimenti, quali latte vaccino, uovo, pesce, pomodoro.
Alcuni consigli pratici:

  • il brodo di carne non offre vantaggi rispetto al brodo di verdure in quanto le proteine della carne sono contenute nel muscolo e non nel brodo di cottura (dove si ritrovano grassi e sali minerali);
  • i legumi (lenticchie, fagioli, ceci, piselli) costituiscono un ottimo alimento, ricchi di proteine di origine vegetale di elevata capacità nutrizionale;
  • le verdure vanno inizialmente passate, ma dopo 1-2 mesi dall’inizio dello svezzamento, frullate a pezzettini di circa 1 mm, per mantenere un buon apporto di fibre, indispensabili al buon funzionamento dell’intestino. Il frullato va poi fatto depositare per circa 10 minuti per eliminare l’aria prodotta con il frullatore.

mercoledì 12 novembre 2008

Le vaccinazioni

Le vaccinazioni costituiscono uno dei più efficaci interventi di prevenzione nei confronti di alcune malattie infettive.
Qual è il rischio effettivo che un bambino possa contrarre una malattia infettiva? E ci sono malattie che sono più a rischio di altre? Nessuno è protetto da una corazza che lo protegge "naturalmente" dalle malattie infettive, quindi anche un bambino sano che non ha mai avuto malattie infettive non è automaticamente "immune".
Grazie alle vaccinazioni è stato debellato in tutto il mondo il vaiolo e tra breve anche la poliomielite sarà solo un brutto ricordo.
La scelta dell’Italia di rendere obbligatorie alcune vaccinazioni è stata determinata dalla volontà di garantire a tutti i bambini uno strumento efficace per migliorare il proprio stato di salute.
Lo scopo dei vaccini, anche se diversi per tipo, composizione e modalità di somministrazione, è sempre lo stesso: stimolare la produzione da parte dell’organismo di sostanze chiamate anticorpi che proteggono in maniera specifica dagli organismi microscopici (batteri e virus), o dai loro prodotti (tossine), che causano le malattie di origine infettiva.
Il ciclo delle vaccinazioni inizia di norma nel terzo mese di vita (due mesi compiuti) poichè questo è il periodo in cui il bambino comincia a produrre i propri anticorpi e, seguendo regolarmente il calendario vaccinale, avrà il tempo di ottenere una valida protezione immunitaria che durerà tutta la vita.
Tra i vaccini "per tutti i bambini" ci sono quindi vaccinazioni che per legge sono obbligatorie (poliomielite, difterite, tetano, epatite B) e altre che sono raccomandate (pertosse, Haemophilus influenzae di tipo b, morbillo, parotite epidemica, rosolia), ma, come già accennato, hanno pari dignità e importanza di quelle che per legge sono obbligatorie.
  • 3 mese di vita (Difterite, Tetano, Pertosse, Polio, Epatite B, Haemophilus influenzae tipo B)
  • 5 mese di vita (Difterite, Tetano, Pertosse, Polio, Epatite B, Haemophilus influenzae tipo B)
  • 11 mese di vita (Difterite, Tetano, Pertosse, Polio, Epatite B, Haemophilus influenzae tipo B)
  • 13 mese di vita (Morbillo - Rosolia - Parotite)
  • 6 anni (Difterite - Tetano - Pertosse, Polio, Morbillo - Rosolia - Parotite)
  • 16 anni ( Difterite - Tetano)

Vi sono alcune situazioni che possono controindicare la vaccinazione; è necessario quindi che i genitori, prima della vaccinazione, consultino il medico curante che valuterà lo stato di salute del bambino ed indicherà se la vaccinazione deve essere rimandata o evitata.Poco dopo la nascita i genitori vengono informati dalla propria ASL sulla necessità di sottoporre il bambino alle vaccinazioni.
Presso i Centri vaccinali e i Consultori pediatrici vengono effettuate gratuitamente la maggior parte delle vaccinazioni.

mercoledì 5 novembre 2008

I farmaci nella gravidanza

I farmaci sono responsabili solo del 2-3% di tutte le malformazioni congenite; la maggior parte è dovuta a cause genetiche, ambientali o sconosciute. L’effetto di un farmaco sul prodotto del concepimento è determinato non solo dalla potenza del dosaggio, ma anche dall’epoca gestazionale.
Le sostanze somministrate prima del 20° giorno dal concepimento possono agire secondo la "legge del tutto o del nulla", cioè o provocano la morte dell’embrione o non lo danneggiano affatto.
Il periodo compreso tra la 3^ e l’8^ settimana, detto dell’organogenesi, è critico per gli effetti teratogeni.
In questa fase i farmaci che raggiungono l’embrione possono provocare:
  • aborto (assai raramente)
  • Un importante difetto anatomico
  • Un difetto permanente di natura metabolica o funzionale che si può evidenziare in un’epoca successiva.

I farmaci somministrati dopo l’8^ settimana difficilmente hanno un effetto teratogeno, ma possono alterare le funzioni degli organi e dei tessuti fetali normalmente formati. Nelle ore precedenti il parto, i farmaci che passano attraverso la placenta devono essere somministrati con cautela per evitare una tossicità nel neonato, il quale possiede una metabolismo epatico e renale ancora immaturo.
Chi fa uso di farmaci per curare disturbi d'ansia e indurre il sonno, ossia le benzodiazepine, dovrà far ridimensionare il dosaggio visto che tali farmaci provocano nel feto una seria caduta di tono e vitalità, sonnolenza alquanto accentuata e riluttanza alla suzione. Pericolosissimi anche gli antibiotici, specie quelli appartenenti alla famiglia delle tetracicline, perché in grado di produrre malformazioni e deformazioni ossee sul feto e quelli aminoglicosidici. Stop altresì alla streptomicina che può provocare seri danni al nervo acustico del bambino.
Sconsigliata anche la penicillamina che può provocare malformazioni scheletriche e ha fatto registrare un aumento della morbidità perinatale oltre che il warfarin, un anticoagulante orale, che è in grado di attraversare la barriera placentare provocando emorragia del feto ed emorragia mortale in utero oltre che malformazioni a carico del sistema nervoso centrale.
Per quel che riguarda gli analgesici sarà meglio usarli solo in casi estremi perché è stato accertato che il dolore intenso può incidere sulla stimolazione della contrattilità dell'utero. Infine, sarà utile ricordare che l'uso di narcotici, soprattutto l'eroina, può portare all'assuefazione prenatale e per questo motivo i disturbi legati all'interruzione della droga possono essere estremamente pericolosi per il neonato.

giovedì 23 ottobre 2008

I nei

Per alcuni sono un vezzo, per altri un piccolo inestetismo. In ogni caso, i nei, qualche pensiero lo procurano, soprattutto se li vediamo sulla pelle dei nostri bambini.
Ma che cosa sono i nei?
La parola neo significa "impronta materna". Ma nel linguaggio comune, indica le "macchie scure"localizzate sulla cute, presenti sin dalla nascita o acquisite nel corso della vita. In realtà, il termine scientifico designa una lesione causata da una malformazione di alcune cellule che costituiscono i tessuti cutanei. La formazione di nei è legata ad una predisposizione genetica, quindi è facile che chi ha un genitore con tantio nei ne veda comparire anche sulla propria pelle.
Con quale frequenza è bene controllarli?
A meno che non vi siano nei congeniti di dimensioni rilevanti, una prima visita dermatologica può essere programmata in età scolare, per poi effettuare un controllo ogni 3 anni. Prima di questa data, sarà il pediatra ad indirizzare eventualmente il bimbo dal dermatologo se nota una macchiolina sospetta.
In età adulta, invece, la cute e i nei devono essere controllati una volta all'anno.
Va detto infatti che il melanoma, il tumore maligno dei melanociti è una patologia che interessa prevalentemente l'adulto:sotto i 15-18 anni è estremamente raro e per lo più insorge su nei giganti.
E' importante , inoltre che durante la visita vengano controllati non solo i nei, ma tutta la pelle: è accertato, infatti che il melanoma si sviluppa nel 60% dei casi da un neo preesistente, ma nel 40% dei casi si forma da cute sana.
Quando un neo deve insospettire?
In linea generale , un neo, deve preoccupare , e quindi indurre a rivolgersi ad un dermatologo, quando presenta caratteristiche che possono essere riassunte nell'acronimo ABCDE:
A= asimmetria. Se dividiamo idealmente il neo a metà, le due parti dovrebbero essere simmetriche fra loro
B= bordi irregolari. I contorni di un neo di solito sono regolari
C= Colore non uniforme. Ogni neo ha un suo colore caratteristico, a seconda del tipo clinico cui appartiene: meglio farsi controllare se il colore cambia nel tempo o vi sono più colori su uno stesso neo
D= dimensione. Se un neo ha dimensioni superiori a 6 millimetri di diametro o è cresciuto in pochi mesi, deve essere tenutio sotto controllo
E= evoluzione. E' forse il parametro più importante: deve insospettire un neo che subisce qualunque modificazione , di colore, dimensioni, forma, nel giro di breve tempo o se comincia a sanguinare o a dare prurito
Va ribadito ,però, che nell'infanzia i nei crescono inevitabilmente, quindi queste regole non vanno intese in senso stretto

mercoledì 22 ottobre 2008

L'amniocentesi

L'amniocentesi permette di individuare i problemi cromosomici (soprattutto la trisomia 21), le malattie ereditarie del feto e anche le malattie del sistema nervoso centrale.Grazie all'analisi del liquido amniotico prelevato viene stabilito il cariotipo del feto, cioè la sua carta d'identità cromosomica. Se dai risultati risulta un'anomalia del cariotipo fetale i genitori possono decidere, con l'aiuto dei medici, di ricorrere all'aborto.
Non è obbligatoria, ci si può infatti rifiutare di sottoporti a tale esame.
E' raccomandata dopo i 35 anni, in quanto con l'età aumentano i rischi di trisomia 21( La sindrome di Down ).
E' consigliata anche in caso di precedenti di trisomia 21 in una famiglia, o di rischio di malattie ereditarie. In ogno caso se il medico prescrive l'amniocentesi significa che essa è giustificata da ragioni mediche. I risultati si hanno in 15-20 giorni. L’amniocentesi rivela con sicurezza anche il sesso del bambino.
Tecnicamente, grazie all'ecografia, si puo' eseguire fin dalla nona settimana di gestazione. Un'amniocentesi cosi' precoce e' pero' piu' rischiosa, sia in termini di aborti, sia per la minore quantita' di cellule presenti nel liquido prelevato. Si preferisce pertanto la 16a settimana di gestazione, epoca considerata da tutti gli Autori ideale, sia per la ricchezza di cellule nel prelievo, sia per la minore incidenza di complicanze. Inoltre, considerando che il tempo necessario per ottenere il cariotipo va dai 9 ai 21 giorni, si riesce ad avere un eventuale risultato spiacevole in tempo utile per offrire alla gravida la possibilita' prevista dalla legge 194/78 di sottoporsi ad interruzione della gravidanza.
Ma come viene fatta?
Viene eseguita innanzitutto un'ecografia, per determinare eventuali anomalie del feto. Si osservano l'attività cardiaca del feto, l'estensione della placenta, le pareti dell'utero.
Il medico si concentra poi sulla posizione del feto e sul liquido amniotico. Viene scelto il punto di inserimento dell'ago, lontano dalla placenta e dalla testa del feto, e viene introdotto un ago sottilissimo nel punto prescelto, attraverso la parete addominale, prelevando 15-20 ml di liquido amniotico. Nonostante l'assenza di anestesia la madre non prova dolore, dato il calibro ridotto dell'ago, ma solo un lieve fastidio, come per una qualsiasi puntura.L'amniocentesi dura poco.
Dopo l'amniocentesi è raccomandato alle future mamme di riposarsi per due giorni, rimanendo a letto o in poltrona.
L’amniocentesi comporta un rischio di aborto dello 0,5 -1%, cioè 1 su 200 prelievi effettuati.A far paura è anche il gesto: l’idea che un ago venga infilato nel ventre, vicino al feto
In realtà il feto non corre rischi e la sensazione provata è quella di una piccola puntura.
Da pochissimi anni è possibile ricorrere ad una nuova tecnica di diagnosi precocissima da effettuare a partire dall’ottava settimana di gravidanza, denominata "prelievo dei villi coriali", mediante la quale è possibile diagnosticare alcune anomalie fetali congenite (per es. morbo di Cooley, che è una grave forma di microcitemia).
Il prelievo dei villi coriali consiste nel prelevare un piccolo frammento di tessuto coriale, cioè di quel tessuto che diventerà la placenta.
Le indicazioni sono quasi le stesse dell’amniocentesi; essendo modicamente più rischiosa dell’amniocentesi deve essere effettuata solo per casi estremamente selezionati.
Il suo innegabile vantaggio consiste nella precocità della diagnosi.
Un altro esame che viene eseguito per lo screening della sindrome di Down e che ha il vantaggio di non essere invasivo, è lo studio della "Traslucenza nucale" , che consiste nella misurazione ecografia dello spessore del tessuto sottocutaneo retronucale del feto. Questo esame, se associato al bi-test, può raggiungere una sensibilità del 95%.

Sopportare i disturbi della gravidanza

Tutte le tue amiche ti telefonano, si complimentano con te e si domandano quanto sei felice, mentre invece tu... stai malissimo perché hai la nausea.
Tutto inizia a darti fastidio: la luce, i colori, la gente!
Con qualche piccolo accorgimento può migliorare: ecco dei piccoli consigli per combattere la nausea...
ALIMENTAZIONE
1 - Mangia cibi come il riso, patate, la pasta e la carne senza salse.
2 - Mangia lentamente e mastica molto bene.
3 - Non mescolare gli alimenti: per esempio, nel corso dello stesso pasto mangia solo una coscia di pollo o delle patate. Lascia da parte i dolci cremosi e i latticini: mangiali a parte e non abusarne
4 - Scegli un'ora precisa per mangiare, alcune donne hanno le nausee di mattina, altre di pomeriggio. Proferisci il momento della giornata in cui ti senti meglio.
RIPOSO
Cerca di riposare almeno 9 ore a notte.Vai a dormire anche alle 8 di sera se necessario perché la sensazione di fatica aumenta le nausee: inutile sforzarsi, il tuo corpo ha bisogno di riposo.Se non ti adegui a questo ritmo potresti far correre un rischio al tuo bambino perché le nausee aumentano proporzionalmente con il senso di stanchezza.
I PROFUMI
Metti in un cassetto il tuo profumo preferito e la crema miracolosa che applichi tutte le mattine. Domanda al futuro padre di tuo figlio di non profumarsi più in tua presenza e di non fumare in casa. Tutti gli odori aumenteranno la sensazione di nausea e ti ricorderai per molto tempo dopo aver partorito questa situazione di disgusto.
Sei la sola a sapere veramente cosa è meglio per te!

martedì 21 ottobre 2008

La pelle di bambini

Quando era piccolo , ti veniva spontaneo spalmargli la crema dopo ogni bagnetto o cambio del pannolino. ERa un appuntamento fisso in cui, al piacere delle coccole, univi un gesto fondamentale per la salute della sua pelle, che proteggevi da irritazioni e screpolature. Poi tuo figlio è cresciuto e la crema è sparita dalla mensola del bagno. La usi solo in casi particolari, nelle giornate fredde e ventose o dopo il corso di nuoto in piscina. E' un errore, perchè non bisognerebbe mai smettere di idratare la pelle dei bambini, almeno fino all'adolescenza. Anche quando appare morbida, luminosa e senza irritazioni. Ci vogliono diversi anni , infatti, prima che la sua struttura diventi simile a quella degli adulti e quindi ha bisogno di una protezione costante. Non solo, fino a 10 anni, la produzione delle ghiandole sebacee, che formano la barriera lipidica, è assente. E anche il sistema immunitario delle cellule cuteanee deve ancora maturare ed è meno efficiente nel combattere le aggressioni esterne.Per alcuni bambini, poi, la crema è l'unica arma per prevenire le dermatiti. Quando la pelle si trova in una situazione pre-atopica, cioè con tendenza e desquamarsi, è indispensabile un prodotto specifico, prescritto dal dermatologo,a base di ceramidi e siliconi. Sono sostanze che creano un film in grado di impermeabilizzare la cute ed evitare così ulteriori perdite d'acqua. In tutti gli altri casi si può ricorrere ai normali idratanti, tenendo conto, però di alcune avvertenze secondo l'età:

Dai 10 ai 13 anni

E' il periodo della pubertà. Il sistema pilosebaceo comincia ad attivarsi e sul viso compaiono i primi brufoletti, impurità e pori dilatati.
Per la pulizia bisogna usare prodotti leggermente astringenti. E subito dopo una crema idratante leggera, necessaria per riequilibrare la barriera difensiva della pelle. Se il problema è accentuato, si può usare un idratante a base di acidi della frutta a bassissima concentrazione, dal leggero potere esfoliante. Sul corpo , si a creme idratanti per prevenire le smagliature. A questa età sono un inestetismo piuttosto comune, soprattutto nelle ragazzine perchè al rapido accrescimento si aggiunge la tempesta ormonale, tipica della pubertà, che modifica la composizione del collagene e dell'elastina, le sostanze che mantengono compatta ed elastica la pelle.
Se le strie sono ancora di un colore rosso violaceo e in rilievo, si può renderle meno visibili, massaggiando una crema idratante con elastina e acido boswelico
E' adatto anche alle pelli più secche e sensibili il Latte per il corpo idratante di Avene, 200 ml (11,2 euro in farmacia)
Control shine Gel crema opacizzante di Nivea Visage young idrata la pelle e ne ebita la lucidità, 75 ml (6,05 euro nei supermercati.
Con opacizzanti, antibatterici e lenitivi Normaderm trattamento idratante anti-imperfezioni di Vichy è ok per le pelli impure, 50 ml (17,20 euro in farmacia)

Dai 7 ai 9 anni

La pelle è più robusta ma è sottoposta ad un forte stiramento dovuto alla rapida crescita del bambino in questo periodo. La crema idratante è molto utile come prevenzione delle smagliature, soprattutto se in famiglia c'è predisposizione a questo inestetismo.
Nei maschi, inoltre, la pelle a questa età tende ad essere più ruvida, soprattutto sui gomiti e sulle ginocchia, dove si forma spesso una specie di "grattugia". Si tratta di ipercheratosi, dovute allo sfregamento degli abiti e al fatto che i ragazzi, con i loro giochi più movimentati, strofinano questi punti più di frequente.
Un leggero scrub, anche con un guanto di crine ed una crema nutriente dopo la doccia, restituiscono morbidezza alla cute.
Negli anni della scuola, inoltre, quasi tutti i bambini vanno in palestra o in piscina:le docce sono frequenti e per non disidratare troppo la pelle, un pò di crema ci vuole sempre.
Anche sui piedi, in modo che la cute sia più resistente . Verruche e funghi, infatti, proliferano più facilmente dove l'epiderme è secca e fragile.
Con aloe vera e vitamina E il Johnson's Baby oil vanta un altissimo potere idratante, 300 ml (5,30 euro nei supermercati)
Perfetta per viso e corpola crema emolliente della Linea bimbi Helan, è formulata con estratti vegetali da agricoltura bio, 100 ml (9 euro in erboristeria).
Studiata per le pelli con tendenza atopica Exomega di A-Derma è ricca di omega 6, 200ml (17,80 euro in farmacia)

Dai 3 ai 6 anni

L'idratazione è importante soprattutto per ridurre il rischio di infezioni cutanee (come l'impetigine) così frequenti a questa età. Gli strati superficiali della pelle devono essere sempre ricchi d'acqua, così le cellule cutanee sono più unite fra di loro e formano uno scudo protettivo più efficace.
Dopo il bagno, l'ideale è applicare un prodotto con ossido di zinco, che mantiene il giusto livello di umidità e di acidi grassi omega 6, sostanze in grado di nutrire e rinforzare la pelle.
Soprattutto durante la stagione fredda , idratate bene il viso del bambino. La zona intorno alle labbra, per esempio, è la più fragile e povera di sostanze grasse. Usate una crema con vitamina E, che ha proprietà filmogene ed evita alla pelle di disidratarsi.
Ha una formula altamente emolliente la Cema fluida idratante Chicco 200 ml (8,40 euro).
La crema lenitiva di Nature's Bimbo, con ossido di zinco, è ideale per combattere gli arrossamenti e le screpolature, 75 ml (12 euro in erboristeria).
Ipoallergenica, all'amido di riso, la Crema protettiva Euphidra è idratante e rinfrescante, 50 ml (6,80 euro in farmacia)

Il plantare ortopedico

Pensi che tuo figlio abbia bisogno di scarpe col plantare ortopedico? Osserva l'impronta che il piccolo lascia sul pavimento quando ha i piedi bagnati:
  • Tutto è Ok se la traccia è a forma di triangolo. In pretica: si vede bene l'appoggio del tallone, quello del bordoesterno del piede, della testa dell'alluce e del mignolo. Manca invece l'impronta della parte interna del piedino. In questo casa, le scarpe ideali sono quelle con una cupola preformata al centro della volta plantare: aiutano il piedino a mantenere la sua curva fisiologicx senza inutili stress.
  • Quando invece il piede è piatto, l'impronta è totale e si nota anche l'orma dell'arco interno. Anche in questa eventualità, però, i plantari ortopedici non sono la prima scelta: per lo meno finchè il piede è in crescita.
  • Se il bambino ha meno di 4 anni è sufficiente lasciarlo correre e giocare per rinforzare i muscoli del piede e far sì che l'arco plantare acquisti la sua forma naturale. Nell'85% dei casi ,infatti, il piede piatto si risolve da solo.
  • Se il bambino ha più di 4 anni, è bene consultare un ortopedico pediatra. Lo specialista effettuerà la prova di correggibilità: inviterà il piccolo a mettersi sulle punte dei piedi ed osserverà se si forma un arco plantare sufficientemente arcuato e se il tallone gira in dentro. In questo caso, vale la pena di insistere ancora con il movimento. Solo se non c'è possibilità che il piede si corregga da solo (l'arco è assente), il medico prescriverà i plantari.

martedì 14 ottobre 2008

I tacchi in gravidanza

I tacchi sono un simbolo molto forte di femminilità. E il motivo c'è: slanciano la silhouette e rendono i piedi più belli.
Ma portare i tacchi non è facile. Soprattutto in gravidanza!
Le dive con il pancione non perdono occasione per sfoggiare tacchi vertiginosi. Ma in gravidanza bisogna fare molta attenzione alle calzature.

Dal secondo trimestre il peso della pancia costringe a stare con il bacino in avanti e la schiena all'indietro.Di conseguenza, alcuni muscoli sono soggetti ad una contrazione innaturale, che può infiammare le terminazione nervose. Ecco perchè è importante scegliere il tacco giusto.

Il peso del corpo deve essere distribuito sul piede in modo bilanciato. L'equilibrio si ottiene con un tacco alto da 2 a 4 cm. Con misure superiori l'80, 90 per cento del peso finisce sulle punte , causando problemi alla schiena e rendendo instabile l'equilibrio, con il rischio di cadute.
Ma nemmeno con un tacco rasoterra si è al sicuro. Le ballerine, infatti spostano il baricentro troppo indietro, aumentando la curvatura della schiena. E le zeppe? Impediscono al piede di piegarsi correttamente, così si ostacola il ritorno del sangue venoso, la circolazione rallenta e le cavighlie si gonfiano.
Questo non significa dire addio ai tacchi: qualche volta si possono indossare, ma non puù di due ore consecutive.

lunedì 13 ottobre 2008

I benefici dell'olio d'oliva

Fu il grande nutrizionista Ancel Keys , gia negli anni 70, a mettere per primo in evidenza le virtù salutari dell'olio d'oliva: attraverso uno studio di 10 anni , condotto in 7 paesi, constatò come tra le popolazioni mediterranee, abituate a consumarne, l'incidenza dell'infarto o di altre malattie cardiocircolatorie fosse dicisamente più bassa rispetto ai paesi dove la dieta comprendeva soprattutto grassi animali.
La scoperta di Keys richiamò l'attenzione di tutti gli scienziati sull'olio d'oliva e da allora non passa anno, senza che si allunghi l'elenco delle sue virtù salutari.
Ecco solo alcune delle sue prerogative , ormai scientificamente verificate.
  • Riduce il coleseterolo LDL (quello "cattivo" coinvolto nella comparsa dell'arteriosclerosi)
  • Diminuisce significativamente il rischio d'infarto
  • Stimola le secrezioni digestive e a differenza del burro, non aumenta il tempo di permanenza dei cibi nello stomaco, nè causa il fastidioso fenomeno del reflusso
  • Favorisce la contrazione della cistifellea, frenando così la formazione di calcoli e migliorando l'assorbimento intestinale dei nutrienti
  • Combatte la stitichezza, contribuendo ad avviare i movimenti dell'intestino
  • Stimola la formazione del tessuto osseo
  • Agisce come antinfiammatorio perchè contiene una particolare sostanza che si comporta in modo simile all'iboprofen, principio attivo utilizzato in diversi farmaci antinfiammatori ed antidolorifici.

Buono per gli adulti, l'olio d'oliva è ottimo per i bambini che, per crescere bene e sviluppare al meglio i tessuti corporei devono assumere con i grassi circa il 30% delle calorie totali giornaliere. La leggerezza, la digeribilità e la particolare composizione lo rendono il condimento perfetto sin dal periodo dello svezzamento. Aggiunto alle pappe le rende più gustose e gradevoli al palato, ma anche più avanti, nel corso dello sviluppo, rimane il condimento ideale ed è dimostrato che 20 grammi di olio d'oliva (circa due cucchiai di minestra) nel corso della giornata sono una dose consigliabile per garantire ai bambini la crescita migliore.
Quale olio scegliere?
Si può peccare sulla superficialità puntando solo sulla notorietà della marca, oppure, al contrario, ricercare il prezzo più basso, convinti che gli oli d'oliva siano tutti uguali. Ma basta leggere l'erichetta per rendersi conto che ne esistono diverse categorie . Deve comunque rispondere a 3 requisiti:

  • Sia del tipo extravergine
  • sia in perfette condizioni di conservazione
  • incontri il gusto dei nostri piccoli

Al supermercato si possono trovare tre categorie diverse di olio d'oliva, distinguibili l'una dall'altra per la diversa denominazione:

  • Olio d'oliva extravergine: di gusto perfetto e bassa acidità, conserva tutto il suo patrimonio di vitamine e di aromi
  • Olio d'oliva: ottenuto miscelando olio di oliva raffinato (sottoposto a trattamenti chimici per eliminarne l'acidità, il cattivo odoro, il sapere imperfetto) con una certa quantità di olio d'oliva vergine
  • Olio di sansa di oliva è il livello di qualità più basso. La sansa è il residuo solido che rimane dopo aver spremuto tutto l'olio dalle olive

Mangiare in gravidanza

Mantenere una corretta ed equilibrata alimentazione, per non aumentare di peso oltre il normale e previsto incremento, è un obiettivo primario in gravidanza. Questo significa che, al contrario di quanto afferma la tradizione popolare, non si deve mangiare per due.
L'iperalimentazione, infatti, cui la donna va spesso incontro, sia per un reale aumento dell'appetito sia per le credenze diffuse è dannosa, ma anche ipoalimentarsi non è positivo e porta con sé ripercussioni sullo stato di salute della madre.
In sostanza la crescita di peso in un soggetto normopeso dovrebbe essere intorno ai 12-13 kg. I pasti devono essere preferibilmente piccoli e frequenti evitando lunghi periodi di digiuno durante la giornata e la notte. Meglio poi mangiare lentamente, evitando così l'ingestione di aria che può dare senso di gonfiore addominale, e distribuire i cibi più calorici al mattino ed a pranzo.
COSA MANGIARE
Secondo gli esperti l'alimentazione in gravidanza deve essere varia senza che sia vietato a priori alcun alimento. È bene però, come premesso, assumere una corretta quantità di calorie e fare una scelta qualitativa degli alimenti. Gli zuccheri complessi (pane, pasta, riso, cereali, legumi) devono essere preferiti a quelli semplici (dolci, bibite), è meglio però limitare il consumo di cereali molto raffinati, dando la preferenza ad alimenti integrali, che oltre a dare un maggior senso di sazietà, facilitano le funzioni intestinali, migliorano l'equilibrio glicemico, rallentano l'assorbimento di colesterolo e ne aumentano l'eliminazione.
Può essere utile includere nella dieta le proteine, preziose per l'accrescimento fetale: carne (meglio quella bianca), pesce, uova, soia, latte, formaggi e legumi. Le carni apportano proteine nobili, ferro e vitamine. Sono da preferire quelle magre tipo vitello, vitellone, manzo magro, pollo, tacchino, coniglio, maiale magro, cucinate alla griglia o al forno o tipo scaloppine o in umido.
Tra i pesci meglio quelli magri tipo sogliola, merluzzo, nasello, trota. Evitare invece i pesci conservati sott'olio o in salamoia e limitare il consumo di molluschi o crostacei in quanto ricchi di colesterolo e sodio. Le uova, ricche di proteine nobili, vitamine (A, B1, B2) e di sali minerali (ferro, potassio, zolfo, magnesio), dovrebbero essere cucinate alla coque o in frittata cotta al forno e senza condimenti.
Quanto ai latticini sono indispensabili per il loro contenuto in calcio, se il latte non dovesse essere tollerato è possibile consumare lo yogurt che ha analogo valore nutrizionale mentre tra i formaggi sono preferibili quelli freschi tipo mozzarella, ricotta vaccina magra, crescenza. Si tratta di alimenti comunque anche ricchi di grassi, non bisogna perciò abusarne. Come condimento è meglio l'olio extravergine di oliva mentre il consumo di burro e margarine deve essere ridotto al minimo. Frutta e verdura, anche cotta, possono essere assunte in qualsiasi momento della giornata, come bevanda è suggerita l'acqua oligominerale naturale, bevuta in modica quantità durante i pasti e molta fuori pasto.
COSA NON MANGIARE
Sono assolutamente da evitare gli alcolici e da limitare le bevande nervine come il caffè, il the e la cioccolata. Altre cose a cui è meglio rinunciare sono i salumi e gli insaccati in genere, la carne cruda, i molluschi e la selvaggina soprattutto per prevenire l'infezione da toxoplasmosi, che si trasmette al feto, in donne non immuni. È opportuno poi lavare bene la verdura che si consuma cruda, possibilmente con del bicarbonato, e sbucciare sempre la frutta. Per quanto riguarda la nausea, tipico fenomeno della gravidanza, si consiglia di mangiare al mattino cibi secchi croccanti tipo crackers, fette biscottate, pane tostato ed evitare cibi ricchi di acqua o liquidi.

venerdì 10 ottobre 2008

Il parto in acqua

Da alcuni anni in diverse strutture ospedaliere è possibile effettuare il parto in acqua.
La nuova sensibilità per le necessità della partoriente e del nascituro, hanno pemesso di sviluppare questa metodologia che ha trovato origine dalle esperienze del medico russo Igor Tjarkowskij. Oggi il parto in acqua è una pratica consolidata in molti ospedali europei.
Anche in Italia la "tecnica" si sta capillarmente diffondendo grazie all'esperienza ed alle ricerche effettuate su migliaia di parti in questi ultimi dieci anni.
Nella maggior parte degli ospedali, però, l'immersione è consentita solo durante il travaglio, perchè per il parto occorre una preparazione specifica del personale. E' quindi opportuno informarsi per tempo presso la struttura scelta per partorire.
I vantaggi del travaglio e del parto in acqua sono molteplici.
  • L'acqua ha il grande potere di alleggerire il peso del corpo, permettendo così alla donna di muoversi con maggiore facilità per scegliere la posizione che preferisce.
  • L'immersione nel liquido tiepido produce effetti benefici anche sul dolore, perchè favorisce ed aumenta la produzione di endorfine, sostanze naturali che hanno un potere analgesico.
  • Inoltre rilassa la muscolatura: le tensioni del corpo si sciolgono, la dilatazione dell'utero viene favorita ed i tempi del travaglio si accorciano (secondo le statistiche i parti in acqua durano 30- 40 minuti in meno degli altri). Grazie a quaesti effetti naturali, sono pochissime le mamme che chiedono un antidolorifico per sopportare meglio le contrazioni.
  • Un altro vantaggio rilevante è la riduzione delle episiotomie: nelle donne che partoriscono in acqua non è quasi mai necessario praticare il taglietto tra la vagina e l'ano, effettuato per evitare la lacerazione dei tessuti. L'acqua calda favorisce infatti una maggiore irrorazione sanguinea dei genitali e per questo motivo le lacerazioni sono rare anche in chi è al primo parto.
  • Le vasche utilizzate negli ospedali sono abbastanza grandi per consentire alla donna di muoversi e di accogliere un altra persona, per esempio il padre, se lo desidera.
  • La temperatura dell'acqua è intorno ai 37 gradi e rimane costante per tutta la durata del travaglio e del parto. L'immersione deve avvenire nella fase di travaglio attivo, cioè quando la dilatazione dell'utero è di 3-4 centimetri. Alcune mamme, decise fin dall'inizio a vivere questa esperienza, quando entrano nella vasca si sentono a disagio; altre , che non l'hanno programmato se ne sentono attratte. Allo stesso modo ci sono donne che vivono bene sia il travaglio sia il parto, altre che si sentono più sicure a far nascere il loro piccolo all'asciutto. Comunque viene sempre garantita la massima libertà: la donna è libera di uscire dalla vasca in qualsiasi momento, di entrare di nuovo se lo desidera, di alternare momenti in acqua e altri sulla sedia o sul lettino.
  • Il neonato in questo modo risente meno del trauma del parto, in quanto il liquido caldo icorda l'ambiente familiare intrauterino, e attenua luci, colori e rumori. L'ambiente è quindi rallentato e più dolce rispetto alla nascita in sala parto ed è per questo che di solito i piccoli che vengono alla luce in acqua non piangono subito

giovedì 9 ottobre 2008

Latte Vaccino

Si sa, il latte di mamma è l'alimento migliore per il neonato. Ma anche chi non ha la possibilità di nutrire al seno il suo bambino può fare risorso ad una vasta scelta di latti artificiali ottenuti da quello vaccino, che viene trattato con procedimenti che rendono la sua composizione più vicino possibile a quello dell'alimento materno.Meglio invece non dare ai piccoli il comune latte vaccino (latte di mucca pastorizzato) prima del compimento dell'anno di vita. Le ragioni di questa accortezza, raccomandata sia dai nutrizionisti sia dagli allergologi, sono tante:
  • Ha una componente molto diversa. Le femmine di ogni specie di mammiferi producono latte con la composizione più adatta a sostenere la crescita dei propri piccoli. Il latte umane contiene proteine, grassi e sali minerali in concentrazione ottimale per nutrire un bambino nei suoi primi mesi di vita; il latte vaccino, invece, è adatto a sostenere lo sviluppo di un vitellino, che ha una velocità di crescita ben superiore a quella di un bebè e di conseguenza il suo apporto di proteine è molto più elevato rispetto al altte umano
  • Un apporto proteico eccessivo per il bimbo può provocare un sovraccarico di lavoro per i glomeruli renali, le strutture microscopiche del rene che hanno il compito di filtrare il sangue, per estrarne le sostanze tossiche da espellere con l'urina.
  • Un'alimentazione troppo ricca di grassi insaturi nei primi mesi di vita può favorire l'insorgere di obesità e ipertensione nel corso della vita adulta
  • Un eccessiva quota di sali minerali favorisce la disidratazione
  • Il latte vaccino contiene ferro non facilmente digeribile e in dosi insufficienti
  • Se il latte vaccino viene introdotto nell'alimentazione del bambino prima dell'anno di vita c'è il rischio che il piccolo sviluppi un'anemia sideropenica dovuta appunto ad una carenza di ferro.
  • Il latte vaccino può provocare qualche allergia alle proteine in esso contenute. Quindi sono a rischio i bambini con genitori che soffrono a loro volta di allergie
  • L'allergia al latte vaccino può manifestarsi con una grande varietà di sintomi,: dermatite atopica, orticaio, disturbi gastrointestinali, coliche notturne, e raramente tosse

Sintomi Gravidanza

Molte donne scoprono di essere incinta qualche giorno dopo la data presunta dell’arrivo delle mestruazioni, quando un test di gravidanza conferma i loro sospetti.
Chiaramente, se il ciclo è regolare e ci sono stati rapporti sessuali nel periodo dell’ovulazione (che generalmente, corrisponde al 14° giorno a partire dal 1° giorno dall’arrivo delle ultime mestruazioni), il calcolo risulta molto più semplice.
In caso, però, di cicli irregolari, capire se la fecondazione è avvenuta e, quindi, ci si trova già in dolce attesa, oppure no, può risultare più difficile.
I sintomi di gravidanza differiscono da donna a donna (ed anche, nella stessa donna, da gravidanza a gravidanza). Alcune li provano subito, dopo una settimana dal primo ritardo altre più tardi o mai.
I sintomi che elencheremo, quindi, possono anche non essere presenti, o essere presenti solo in parte. O ancora, essere semplicemente il segnale dell’arrivo delle mestruazioni.. Talvolta possono anche essere determinati dal forte desiderio della donna di rimanere incinta. Lo stesso ritardo mestruale può essere dovuto all’ansia di essere (o non essere) incinta.
Ecco un elenco dei più comuni segnali:
  • Tensione al seno: questo sintomo può essere facilmente confuso con il classico turgore premestruale. Il seno appare gonfio e dolorante provocando, al tatto, dolore e fastidio. I capezzoli sono irritabili e molto sensibili. Le vene delle mammelle più evidenti, l’areola è più scura e sulla sua superficie possono fare la loro comparsa dei piccoli rilievi chiamati Tubercoli del Montgomery
  • Tensione addominale: sintomo difficilmente riconoscibile e che può facilmente essere confuso con il senso di pesantezza addominale che caratterizza il periodo premestruale.
  • Dolori al basso ventre
  • Perdite ematiche: poco frequenti.Il più delle volte, infatti, sono dovute a un’atrofia di segmenti di decidua. Possono essere sia rosse che di colore scuro e non sono mai eccessivamente abbondanti.
  • Stanchezza: spossatezza, colpi di sonno improvvisi, senso di fatica, apatia… sono sintomi comuni che non dipendono dalle ore di sonno. Potrà capitare di addormentarsi davanti alla televisione, leggendo un libro, persino al cinema. Nulla di preoccupante. Si tratta semplicemente della conseguenza del lavoro incessante compiuto dagli ormoni per permettere il buon proseguimento della gravidanza.
  • Nausea: la nausea, che interessa il 50% delle donne incinta, è molto comune nel primo trimestre di gravidanza e può fare la sua comparsa già nelle primissime settimane, prima dell’amenorrea. Per molte donne è il primissimo segnale dell’avvenuto concepimento. È facilmente distinguibile dalla nausea dovuta ad altre cause perché è apparentemente immotivata. Può fare la sua comparsa in qualsiasi momento della giornata o può essere una sensazione costante durante tutto il giorno. Quasi mai è accompagnata da vomito (per lo meno all’inizio) e non compromette necessariamente l’appetito. È spesso causata da un odore percepito come molto forte e fastidioso ed è spesso accompagnata da un aumento della salivazione.
  • Tendenza a urinare più spesso: è un sintomo molto frequente che si manifesta qualche giorno prima la mancata mestruazione ed è dovuto alla maggiore spinta sulla vescica da parte dell’utero.

I test di gravidanza attualmente in commercio (costo intorno agli 8€. Possono essere acquistati anche al supermercato) sono molto attendibili e lo sono senza ombra di dubbio qualora il risultato sia positivo. Si tratta, infatti, di striscioline reattive che si colorano in presenza dell’ormone Beta-HCG. Per essere attendibili (e non dare, quindi, un risultato negativo qualora sia positivo) andrebbero eseguiti utilizzando l’urina del mattino, in cui è presente un’alta concentrazione di ormone. Il risultato è molto veloce essendo leggibile già 2 minuti dopo l’esecuzione del test.
Il test può essere eseguito già a partire dall’8° giorno dopo l’ovulazione e, quindi, prima della mestruazione attesa. Si consiglia di effettuarlo solo qualche giorno dopo la presunta data delle mestruazioni.

Le ecografie

C'è chi ne fa anche sette, quando ne basterebbero tre. Nella convinzione che un ecografia in più possa dare maggiori garanzie sulla salute del bambino in arrivo.
Ma non è così: con gli ultrasuoni la probabilità di scoprire eventuali malformazioni prima della nascita è, in media, il 45% circa.
Insomma con le ecografie non si può prevedere tutto. E neanche considerare una sentenza definitiva quel che spesso si rivela soltanto un dubbio. Dopo trent'anni dalla sua introduzione, è emerso che l'unica ecografia che si è rivelata valida come esame di screening è quella delle 20 settimane.

A partre dagli anni 80, l'ecografia ha davvero rivoluzionato l'ostetricia: finalmente il feto è diventato visibile. Un'emozione ormai irrinunciabile per mamme e papà.

Il protocollo del ministero prevede però solo 3 ecografie:
  • Primo Trimestre: si effettua intorno alla dodicesima settimana e serve a datare la gravidanza, stabilire il numero di embrioni, e rilevare eventuali patologie ovariche e uterine (come fibromi o cisti).
  • Secondo Trimestre: si efefttua tra la ventesima e ventiduesima settimana e viene chiamata "morfologica" perchè esamina la corretta anatomia fetale. Negli Usa si fa solo questa.
  • Terzo Trimestre: si esegue alla trentaduesima settimana per controllare il buon accrescimento ed il benessere fetale in vista del parto . E può essere sostituita da una puntuale e progressiva misurazione esterna della crescita dell'utero

Infezioni vie respiratorie

L'ingresso alla scuola materna, e ancor più all'asilo nido, aumenta il rischio di contatto con patogeni delle vie aeree e quindi, di sviluppare un'infezione delle vie respiratorie.
Tale rischio è accresciuto dalle ridotte capacità di difesa del bambino , dovete all'età e all'immaturità del sistema immunitario.
Le infezioni respiratorie ricorrenti sono considerate un "difetto maturativo" che si esprime attraverso una serie di episodi infettivi ( più di 6 nel corso di un anno oppure più di un'infezione al mese nel periodo che va da ottobre a febbraio).
E' normale che un bambino che sta a contatto con altri piccoli si ammali spesso:la trasmissione della faringotonsillite, da streptococco o di origine virale , avviene infatti tramite le secrezioni delle vie respiratorie (cioè attraverso le minuscole goccioline di saliva)
E' quindi facile immaginare quale "campo batteriologico" possa diventare una piccola aula d'asilo!
In assenza di condizioni patologiche particolari ( come deficit immunologici oppure malformazioni delle vie respiratorie) che giustifichino il ricorrere delle infezioni, la situazione è comunque destinata a migliorare con la crescita del bambino e la maturazione del suo sistema immunitario.

mercoledì 8 ottobre 2008

La pelle in gravidanza

La pelle è l'organo più grande del corpo umano, è quello che difende dallo smog e da tutte le aggressioni esterne.
Ma cosa succede nel delicato periodo della gravidanza?
Durante la gravidanza la pelle di solito diventa più bella e lucente, perché la nuova situazione ormonale e circolatoria rende normali le pelli grasse e migliora l'acne, anche se spesso fa diventare la cute più sensibile , un po' più secca e soggetta alle tante odiate smagliature.

Queste sono piccole e antiestetiche lacerazioni del derma (lo strato profondo della cute) che viene sottoposto ad una tensione notevole come conseguenza dell'aumento di peso della donna. Hanno l'aspetto prima di striature rosse e sottili e poi (una volta avvenuto il parto) di colore biancastro, in rilievo o leggermente scavate, a comparsa sul ventre, sul seno, sui glutei e sulle cosce. Dipendono molto anche dall'età della gestante (sono più frequenti nelle donne giovani) e da una sorta di predisposizione individuale. Una volta che compaiono è molto difficile farle andare via. L'unico modo per prevenirle è tenere sotto controllo l'aumento di peso e mantenere idratata la pelle
Ma non disperate, una soluzione c'è eccome: l'olio di mandorla dolce...( Emolliente, addolcente, nutriente e lenitivo, l'olio di mandorle dolci è ricco di proteine, glucidi, sali minerali, vitamina A e del gruppo B. L'olio di mandorle dolci è adatto a ogni tipo di pelle, combatte l'invecchiamento cutaneo e viene utilizzato per il trattamento delle pelli secche e arrossate come quelle sensibili dei bambini) lo si trova in erboristeria, ed ha un costo molto contenuto ed è veramente efficace!

Il massaggio in gravidanza

Il massaggio in gravidanza o massaggio prenatale è una pratica che asseconda le necessità del corpo della futura mamma nel corso delle varie fasi che precedono il parto e non solo in presenza di disturbi articolari. Il suo scopo è quello di accrescere le funzioni dei muscoli e delle articolazioni, migliorare la circolazione, tonificare il corpo e rinvigorire la partoriente sia sul piano fisico che mentale. Si tratta di una pratica relativamente recente, la cui popolarità e diffusione è in contenuto aumento, poiché estremamente piacevole, oltre che utile, alla madre e al nascituro. I benefici fisici, inoltre, comprendono la riduzione dello stress ormonale e di quello fisico legato alla trasformazione del corpo della donna durante la gravidanza. Esso può prevenire, tra l’altro, le smagliature derivanti dalla distensione della pelle, migliorando la sua elasticità attraverso una stimolazione della circolazione sanguigna.
E' fortemente consigliabile eseguire massaggi in gravidanza durante tutto tale periodo e possibilmente anche dopo, al fine di agevolare il processo di normalizzazione dell'intero organismo (incluso il trattamento di eventuali cicatrici reattive) della "neomamma".Corretta alimentazione, postura e abitudine mentale, adeguate tecniche di stretching e ginnastiche pre-parto risultano altresì elementi preziosi per un parto facile e felice.

Le zone che dovranno essere maggiormente stimolate nel massaggio prenatale sono:
  • la regione pelvica
  • la spina dorsale
  • la muscolatura della schiena
  • la regione addominale, in particolare, dovrà essere solo minimamente sollecitata, senza esercitare pressioni.

Tra i benefici:

  • diminuzione dell’insonnia
  • mantenimento di una corretta postura
  • sollievo alle articolazioni relativamente al maggior peso da sostenere
  • sollievo al collo e alla schiena provati dallo squilibrio dei muscoli e dalla relativa debolezza
  • riduzione del gonfiore delle mani e dei piedi dovuto al ristagno di liquidi
  • alleviare il frequente (in questi casi) dolore del nervo sciatico
  • preparare i muscoli ad essere usati durante il parto
  • migliora il tono muscolare
  • favorisce una buona ossigenazione della pelle
  • stimola la produzione di endorfine con benefici effetti sugli stati d’ansia.

Alcuni medici sconsigliano la pratica del massaggio durante il primo trimestre di gravidanza a causa dei forti cambiamenti fisici ed ormonali cui è soggetta la donna. Solo a partire dal secondo trimestre, infatti, la donna avrà acquisito dimestichezza con la gravidanza e potrà giovare delle sollecitazioni del massaggio. Sollecitazioni che non dovranno comunque essere mai troppo insistite per non causare disagio e dovranno essere accompagnate da un dialogo costante e rassicurante tra il terapista e la futura madre. Nel secondo trimestre il massaggio potrà essere effettuato una volta alla settimana per una durata variabile tra i 10 minuti e un’ora, nel terzo trimestre la frequenza dei trattamenti potrà anche raddoppiare. L’uso di lozioni durante il massaggio è ammesso purché siano inodori, nel rispetto della alta sensibilità olfattiva della donna in gravidanza.

L'importanza dell acido folico

L’acido folico (folato), è la vitamina B9. Non viene prodotto dall’organismo ma deve essere assunto con il cibo e dalla flora batterica intestinale, e il fabbisogno quotidiano in condizioni normali è di circa 0,2 mg, per una mamma in attesa invece la quantità giornaliera necessaria è di 0.4-0.8 mg.
E' una vitamina presente soprattutto:
  • nei cereali,
  • nel lievito di birra,
  • nel fegato,
  • nelle foglie (da cui l'attributo "folico")
  • negli spinaci.
  • nei broccoli
  • nei fagioli
  • nell'insalta
  • nei piselli
  • nelle lenticchie
  • nel pane
  • negli agrumi
  • nelle banane
  • nei datteri
  • nei meloni

Dopo essere stato assorbito a livello intestinale, l'acido folico viene attivato dal fegato, che lo trasforma in acido folinico, lo distribuisce ai vari tessuti o, eventualmente, lo deposita come riserva.
E' molto importante per l’organismo, in particolare durante il periodo della gravidanza. Nel periodo dell’attesa infatti, il fabbisogno di questa vitamina aumenta notevolmente per tutelare la salute del bimbo e per questo motivo è consigliata una sua assimilazione costante e in misura sufficiente per il benessere di mamma e bebè.
Negli ultimi decenni, l’acido folico è stato riconosciuto come essenziale nella prevenzione delle malformazioni neonatali, particolarmente di quelle a carico del tubo neurale, che si possono originare nelle prime fasi dello sviluppo embrionale.
La carenza di acido folico nelle prime fasi della gravidanza aumenta fortemente il rischio di malformazione del feto, in particolare di difetti del tubo neurale (DTN) associati a spina bifida o anencefalia. Sembra inoltre, che questa vitamina contribuisca a prevenire anche dei difetti di: labbro, palato, cuore, reni e arti.
Consumare quotidianamente una buona quantità di frutta e verdura è senza dubbio una buona abitudine, ma per aiutare l'embrione a svilupparsi regolarmente è necessario un apporto aggiuntivo, che può essere introdotto in due modi:

- assumere ogni giorno un prodotto farmaceutico che lo contenga, previo il consenso e l'indicazione del medico

- consumare alimenti addizionati con acido folico, specifici per le mamme in gravidanza (da poco in commercio anche in Italia).

martedì 7 ottobre 2008

Benvenuti

Eccoci qui all inaugurazione di un nuovissimo blog.
Un blog tutto dedicato alla mamma ed ai bambini, con consigli utili sull'infanzia, la maternità e la crescita.

Potete commentare, dire la vostra opinione, dare consigli a chi come voi sta attraversanto questo complicati primi mesi!!
Quindi forza...iniziamo assieme questa splendida avventura!