venerdì 14 novembre 2008

Togliere il ciuccio

Il ciuccio rappresenta un valido aiuto psicologico perché, richiamando la forma del capezzolo materno, permette al piccolo, quando la mamma è assente, di calmarsi e autoconsolarsi, diventando quello che gli psicologi chiamano "oggetto transizionale", cioè un oggetto su cui il bambino concentra il suo interesse in sostituzione della figura materna. Il succhiotto ha perciò molti elementi positivi.
Premesso che molti pediatri dicono che non bisognerebbe farlo tenere oltre i 2 anni e cioè quando i bambini acquistano maggiore fiducia in sé stessi e che potrebbe comunque provocare a lungo andare danni alla loro dentizione, come si fa a toglierlo senza provocare drammi e tragedie?
Ecco alcuni consigli:
  • la parola d’ordine prima di tutto è la gradualità: bisogna infatti mettersi in testa che ci vuole un lasso di tempo abbastanza lungo per farlo, 1 mesetto circa.
  • Bisogna approfittare di quei momenti tranquilli in cui il bimbo non ha particolari stress emotivi: quindi evitare la concomitanza di inserimenti al nido o alla scuola materna.
  • Non bisogna farglielo portare fuori casa, ma fargli capire che lo si deve utilizzare solo in determinate situazioni, tipo quando si va a fare la nanna. A questo proposito lo si potrebbe mettere vicino al suo lettino o all’interno di esso e non spostarlo più.
  • E la notte? Bisogna armarsi di santa pazienza e farlo veramente grado per grado, magari facendo dei taglietti sul ciuccio stesso in modo da non rendere gradevole il ciucciarlo e dicendo, a questo punto, che il ciuccio si è rotto e che è venuto il momento di gettarlo via.
  • Evitare comunque rimproveri e punizioni, ma anzi premiare i passi avanti che si fanno nel non usarlo più.

Lo svezzamento

Lo svezzamento è il periodo in cui il bambino smette di prendere il latte e comincia ad assumere cibi solidi. E'anche il momento in cui inizia la delicata fase di distacco psicologico dalla figura materna, e i primi, importantissimi, passi verso l'autonomia.
"Bere" e "mangiare" assumono una valenza molto significativa nel processo di sviluppo emotivo del bambino. Il passaggio dal latte materno ai cibi solidi è un'avventura piacevole e al tempo stesso faticosa: può svolgersi senza problemi o subire qualche intoppo.
I tempi in cui dovrai iniziare lo svezzamento del tuo piccolo li stabilirà il pediatra , ti informiamo solo che per disposizione del Ministero della Sanità e dell'Unione Europea, lo svezzamento è raccomandato a partire dal sesto mese compiuto in poi e mai prima.
Questo è un momento molto importante sia per te che per il bambino. Quello che ti consigliamo è quindi la gradualità, la pazienza e l'ottimismo.
Solitamente i pediatri consigliano di iniziare a merenda con qualche assaggio di frutta grattugiata od omogeneizzata, tipo mela e pera per abituarlo ad una consistenza diversa da quella del latte. Generalmente poi i bimbi gradiscono la frutta anche per il gusto dolce.
Sei tu che devi guidare il tuo piccolo di fase in fase verso la sua alimentazione da adulto cercando di variare i gusti e i sapori e di fargli provare sempre nuovi alimenti, l'importante è che le preparazioni siano semplici e effettuate con metodi naturali, utilizzando pochi grassi.
Cerca di scoprire subito se il tuo bambino soffre di particolari allergie o intolleranze a certi cibi: eviterai molti problemi e complicazioni.
Le regole generali per un corretto svezzamento sono:
  • per iniziare lo svezzamento il bambino deve stare bene;
  • seguire le indicazioni del medico e non introdurre nuovi alimenti senza il suo parere;
  • se rifiuta un alimento è meglio non insistere ma riprovare nei giorni successivi;
  • introdurre un alimento per volta (aspettare qualche giorno prima di inserirne uno nuovo).
  • Questo permetterà di individuare facilmente eventuali allergie;
  • iniziare con piccole quantità da aumentare lentamente;
  • non aggiungere sale nell’intento di rendere più appetibile il cibo;
  • usare solo gli alimenti consigliati dal medico per educare il bambino a gusti diversi sfruttando i principi nutritivi propri dei vari cibi.

Al fine di prevenire la comparsa di allergie alimentari, soprattutto nei figli di genitori che soffrono di problemi allergici, è opportuno evitare una introduzione precoce (prima dei 7-8 mesi) nella dieta di alcuni alimenti, quali latte vaccino, uovo, pesce, pomodoro.
Alcuni consigli pratici:

  • il brodo di carne non offre vantaggi rispetto al brodo di verdure in quanto le proteine della carne sono contenute nel muscolo e non nel brodo di cottura (dove si ritrovano grassi e sali minerali);
  • i legumi (lenticchie, fagioli, ceci, piselli) costituiscono un ottimo alimento, ricchi di proteine di origine vegetale di elevata capacità nutrizionale;
  • le verdure vanno inizialmente passate, ma dopo 1-2 mesi dall’inizio dello svezzamento, frullate a pezzettini di circa 1 mm, per mantenere un buon apporto di fibre, indispensabili al buon funzionamento dell’intestino. Il frullato va poi fatto depositare per circa 10 minuti per eliminare l’aria prodotta con il frullatore.

mercoledì 12 novembre 2008

Le vaccinazioni

Le vaccinazioni costituiscono uno dei più efficaci interventi di prevenzione nei confronti di alcune malattie infettive.
Qual è il rischio effettivo che un bambino possa contrarre una malattia infettiva? E ci sono malattie che sono più a rischio di altre? Nessuno è protetto da una corazza che lo protegge "naturalmente" dalle malattie infettive, quindi anche un bambino sano che non ha mai avuto malattie infettive non è automaticamente "immune".
Grazie alle vaccinazioni è stato debellato in tutto il mondo il vaiolo e tra breve anche la poliomielite sarà solo un brutto ricordo.
La scelta dell’Italia di rendere obbligatorie alcune vaccinazioni è stata determinata dalla volontà di garantire a tutti i bambini uno strumento efficace per migliorare il proprio stato di salute.
Lo scopo dei vaccini, anche se diversi per tipo, composizione e modalità di somministrazione, è sempre lo stesso: stimolare la produzione da parte dell’organismo di sostanze chiamate anticorpi che proteggono in maniera specifica dagli organismi microscopici (batteri e virus), o dai loro prodotti (tossine), che causano le malattie di origine infettiva.
Il ciclo delle vaccinazioni inizia di norma nel terzo mese di vita (due mesi compiuti) poichè questo è il periodo in cui il bambino comincia a produrre i propri anticorpi e, seguendo regolarmente il calendario vaccinale, avrà il tempo di ottenere una valida protezione immunitaria che durerà tutta la vita.
Tra i vaccini "per tutti i bambini" ci sono quindi vaccinazioni che per legge sono obbligatorie (poliomielite, difterite, tetano, epatite B) e altre che sono raccomandate (pertosse, Haemophilus influenzae di tipo b, morbillo, parotite epidemica, rosolia), ma, come già accennato, hanno pari dignità e importanza di quelle che per legge sono obbligatorie.
  • 3 mese di vita (Difterite, Tetano, Pertosse, Polio, Epatite B, Haemophilus influenzae tipo B)
  • 5 mese di vita (Difterite, Tetano, Pertosse, Polio, Epatite B, Haemophilus influenzae tipo B)
  • 11 mese di vita (Difterite, Tetano, Pertosse, Polio, Epatite B, Haemophilus influenzae tipo B)
  • 13 mese di vita (Morbillo - Rosolia - Parotite)
  • 6 anni (Difterite - Tetano - Pertosse, Polio, Morbillo - Rosolia - Parotite)
  • 16 anni ( Difterite - Tetano)

Vi sono alcune situazioni che possono controindicare la vaccinazione; è necessario quindi che i genitori, prima della vaccinazione, consultino il medico curante che valuterà lo stato di salute del bambino ed indicherà se la vaccinazione deve essere rimandata o evitata.Poco dopo la nascita i genitori vengono informati dalla propria ASL sulla necessità di sottoporre il bambino alle vaccinazioni.
Presso i Centri vaccinali e i Consultori pediatrici vengono effettuate gratuitamente la maggior parte delle vaccinazioni.