Elimina il dolore del parto e lascia al tempo stesso la mamma attiva e cosciente. Ma in Italia quest’anestesia non è ancora molto diffusa.
Le cause? Una scarsa informazione e problemi organizzativi. Non tutte le future mamme se la sentono di affrontare i dolori del parto.
Per aiutarle, lo strumento migliore è l'anestesia peridurale (o epidurale). Una tecnica sicura ed efficace che permette di non sentire male, ma al tempo stesso di avvertire le contrazioni e i tempi delle spinte. Ma non tutte le strutture sanitarie la praticano anche se la paziente la richiede.
L'epidurale consiste nell'iniezione di farmaci anestetici nella parte bassa della schiena, tra l'osso vertebrale e la membrana che ricopre il midollo spinale, la cosidetta "dura madre". Si tratta di anestetici locali molto simili a quelli che usa il dentista, che non passano nel sangue e non hanno alcun effetto sul bambino. Non sono quindi pericolosi né per la mamma né per il bebè e permettono, in ultima analisi, un parto con minore stress.
L'epidurale consiste nell'iniezione di farmaci anestetici nella parte bassa della schiena, tra l'osso vertebrale e la membrana che ricopre il midollo spinale, la cosidetta "dura madre". Si tratta di anestetici locali molto simili a quelli che usa il dentista, che non passano nel sangue e non hanno alcun effetto sul bambino. Non sono quindi pericolosi né per la mamma né per il bebè e permettono, in ultima analisi, un parto con minore stress.
La tecnica esiste da oltre un secolo (risale al 1885) e tra le prime donne a sperimentarla vi fu la regina Vittoria della Gran Bretagna. Ma se è molto praticata in altri Paesi (vi si sottopongono il 70% delle donne che partoriscono nel Regno Unito, il 60% in Spagna, il 35% in Francia, il 30% in Germania) in Italia interessa solo il 10% delle partorienti che abbassano notevolmente (al 20%) la media europea.
Partendo a livello della regione lombare e utilizzando un ago apposito, si raggiunge uno spazio, lo spazio epidurale appunto che è formato dal tessuto grasso che riveste le fibre nervose che trasmettono il dolore del travaglio in una zona dove ormai è terminato il midollo spinale.
In questo spazio viene posizionato un piccolo tubo di materiale plastico (detto "cateterino") che si fissa successivamente alla schiena, consentendo qualsiasi movimento alla partoriente e che verrà rimosso a parto avvenuto. Attraverso il "cateterino" vengono iniettati, quando è necessario e anche per più volte, tutti i farmaci che servono ad ottenere l'analgesia nelle varie fasi del travaglio, senza necessità di ulteriori punture.
Questa tecnica non è dolorosa perché viene preceduta da un'anestesia locale e può essere eseguita in pochi minuti.
Questa tecnica non è dolorosa perché viene preceduta da un'anestesia locale e può essere eseguita in pochi minuti.
L'analgesia epidurale consente un controllo efficace nel dolore nel travaglio e nel parto, lasciando inalterate tutte le altre sensibilità e anche la capacità di muoversi e camminare!
Dopo aver somministrato i farmaci nel tubicino fissato alla schiena, le contrazioni uterine continueranno ad essere percepite lasciando la sensazione di "qualcosa che si muove nella pancia" ma cesseranno di essere dolorose. Talvolta alcune donne possono avvertire una lieve alterazione della sensibilità che può manifestarsi con formicolio e sensazione di calore alle gambe e all'addome.
Poiché l'analgesia epidurale non deve interferire con la normale dinamica del travaglio, può essere eseguita, in accordo con l’equipe ostetrico-ginecologica. a condizione che il travaglio sia iniziato e soltanto dopo la visita del ginecologo.
Potenzialmente ogni donna può richiedere l’analgesia epidurale; la visita dell'anestesista permetterà di chiarire se ci sono eventuali problemi che ne sconsigliano l’esecuzione.
In alcune condizioni l’epidurale in travaglio è particolarmente indicata, come nel diabete, nell'ipertensione arteriosa, nella gestosi, nella grave miopia, nel pregresso distacco di retina, in alcune malattie cardiovascolari.
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